Franco Pomiato | LA BALBUZIE
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LA BALBUZIE

Questa pagina è una sintesi estratta dal sito dell’Associazione Italiana balbuzie e comunicazione; per chi vuol approfondire, si consiglia di visitare il sito dell’Associazione all’indirizzo www.balbuzie.it.
Il documento integrale sulla balbuzie  è reperibile al  seguente indirizzo

 
La balbuzie, nell’età adulta, colpisce circa l’1% della popolazione. In Italia balbettano quindi circa 600.000 persone adulte.
Possono esservi lievi oscillazioni da regione a regione. Dai dati che abbiamo in Associazione (un campione importante, oltre 7.000 nominativi) deduciamo che vi sia una percentuale leggermente più alta in Veneto e in Sicilia rispetto per esempio all’Emilia e all’Umbria.
È d’altra parte la stessa percentuale – l’1% – che, poco più o poco meno, si registra in ogni parte del mondo.

Il numero degli adulti che balbettano sarebbe sicuramente inferiore se i genitori fossero istruiti in modo corretto su cosa fare sin dal primo manifestarsi del disturbo.
Ci proponiamo quindi di aiutare i genitori – dopo aver provato a rasserenarli – a diventare “facilitatori di fluenza”.
Si potrà eventualmente intervenire direttamente sul bambino, con opportune terapie, qualora il disturbo persista anche dopo i 5-6 anni.

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La balbuzie nei bambini in età prescolare

 
La balbuzie passerà? Oppure…
Gli adulti significativi intorno al bambino – dai parenti all’insegnante, allo stesso medico – insistono senza alcun fondamento scientifico sul fatto che crescendo certe cose si sistemano: il tempo come cura. Spesso invece il tempo non cura, ma anzi passa e non senza lasciare tracce nel bambino: sfiducia in sé come bambino “mal riuscito” e sfiducia negli altri, percepiti come consiglieri pasticcioni; sfiducia anche nelle proprie capacità nello studio (“che studio a fare se poi non riesco a parlare?”); scetticismo circa le possibilità di cura…

Cosa decidere?
Una volta che si è stabilito – meglio se con l’aiuto di uno specialista – se si tratta di balbuzie o meno, ci sono due strade da seguire:

  1. l’intervento indiretto (preventivo, per bambini dai 2 ai 5 anni): counseling parentale teso ad abilitare i genitori facilitatori di fluenza scongiurando così il pericolo che episodi di semplice balbettamento degenerino in balbuzie conclamata;
  2. l’intervento diretto: terapia vera e propria per le forme conclamate (in genere dai 5/6 anni i poi).

Cosa devo quando mio figlio balbetta

  • ascoltare quello che dice e non come lo dice;
  • dargli tempo ed ascoltare finché non abbia finito;
  • comportarmi come se non balbettasse;
  • seguire i suggerimenti e le indicazioni ricevute e magari da lui stesso praticate, per esempio parlargli più lentamente;
  • mantenere un atteggiamento calmo, in modo che il bambino non si senta pressato nel parlare, finendo così con l’aumentare la velocità di parola;
  • badare bene a non prestare maggiore attenzione ai momenti di balbuzie a scapito di quelli di normale fluenza;
  • ridurre la velocità di parola.

Cosa non devo fare quando mio figlio balbetta

  • riprenderlo per la balbuzie;
  • “abbandonarlo” quando balbetta;
  • dirgli di smettere di balbettare;
  • punirlo perché balbetta;
  • mostrarmi preoccupato per la sua balbuzie;
  • arrabbiarmi o essere impaziente quando fa fatica a parlare;
  • dire per lui la parola che non gli riesce di dire;
  • fargli troppe domande e soprattutto non fargliele tutte insieme.

Cosa posso fare quando sto ascoltando mio figlio?

  • se siamo occupati, diciamogli che vorremmo senz’altro sapere quello che lui ci vuole dire, ma lo preghiamo di aspettare fino a quando potremo ascoltarlo per bene e con la massima attenzione. Naturalmente va previsto poi, senza farlo aspettare troppo, un momento di calma in cui potergli dedicare tutta l’attenzione di cui ha bisogno;
  • guardarlo;
  • parlargli sempre faccia a faccia e, se possibile, ponendomi alla sua stessa altezza;
  • dimostrargli che lo stiamo ascoltando con interesse anche per potergli rispondere al meglio;
  • non pretendiamo da noi stessi di ascoltare avendo la mente occupata.

Come posso aiutare mio figlio a essere più sicuro di se?

  • lodarlo almeno una volta al giorno per qualcosa che ha fatto bene, per esempio anche solo per un disegno fatto per noi, o per aver apparecchiato la tavola;
  • essere sinceri, appropriati e coerenti nelle nostre lodi;
  • quando lo si ringrazia per un compito svolto, aggiungiamo magari un complimento: l’hai fatto veramente bene!;
  • incoraggiamolo a contraccambiare i complimenti, così impareremo a reagirvi sempre meglio in modo positivo.

Rispettare il turno: come posso migliorare questo aspetto nella mia  famiglia?

  • cerchiamo di trovare un momento specifico per esercitarci nel rispettare i turni di parola, per esempio a cena;
  • chiariamo a tutti che quando una persona sta parlando, gli altri devono aspettare in silenzio finché lui abbia finito; solo allora toccherà ad un altro;
  • se qualcuno interrompe gli si dice: “aspetta, quando lui avrà finito toccherà a te e nessuno ti interromperà;
  • se una persona sta parlando da troppo tempo andrà fermata, spiegandone il motivo, e dando la parola ad un’altra;
  • quando un membro della famiglia diventa noioso o ripetitivo, sarà bene ricordargli la regola dell’essere conciso e interessante;
  • non interrompiamo il bambino che balbetta: non lo faremmo se parlasse normalmente.

La disciplina: cosa posso fare quando mio figlio si comporta male?

  • cerchiamo di far coincidere la punizione con il momento della ‘marachella’ o del capriccio;
  • non minacciamo punizioni che già sappiamo di non mantenere come, per esempio: “se lo fai ti mando via per sempre!”;
  • siamo coerenti: se abbiamo stabilito una punizione facciamo in modo che avvenga, senza dimenticanze o ‘sconti’;
  • avvertiamo con un ammonimento il bambino, cerchiamo di essere sicuri che lui abbia effettivamente capito l’errore e diamogli anche il tempo per correggersi;
  • cerchiamo di ridurre il numero di volte in cui diciamo o rispondiamo “no!”; è meglio conservarlo per le occasioni più significative;
  • quando è possibile farlo, cerchiamo di distogliere il bambino dall’attività scorretta, inducendolo a fare qualche cosa di positivo.– Per esempio: piuttosto che dirgli spesso “non fare– così”, coinvolgiamolo con una proposta (“perché non mi aiuti a fare questo?”).

Conclusioni
Se ci atterremo a quanto gli esperti consigliano e se ascolteremo quanto il cuore di una mamma o di un papà suggerisce, potremo star tranquilli di aver fatto in pieno il nostro dovere per favorire la scomparsa del disturbo o, almeno, per far sì che il bambino non abbia troppo a soffrirne sino a quando sarà in grado lui stesso di affrontare il problema attraverso opportune terapie.

Molti di questi atteggiamenti – lo noteranno i genitori stessi – sono naturalmente indicati anche per i bambini più grandi, che già balbettano da qualche tempo.

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La balbuzie nei bambini in età scolare

Chiunque balbetti “sa” cosa vuol dire balbettare davanti ai compagni di classe, vedere le gomitate che essi si scambiano, sentire i risolini, i commenti, le prese in giro… quando non si arriva – sempre più spesso, oggi – a veri e propri episodi di bullismo.
Gli “altri”, compresi i genitori, possono solo “immaginare”. E gli stessi genitori non hanno mai sentito il proprio figlio “quando” balbetta a scuola, ma soprattutto non lo hanno mai sentito “quanto” balbetta a scuola.
È importante che i genitori si rivolgano immediatamente, specie se il bambino soffre di balbuzie severa, ad uno specialista. Si faccia altrettanto anche con i bambini con balbuzie leggera che non abbiano mostrato miglioramenti netti entro sette-otto settimane dall’insorgenza del disturbo. Sarà ovviamente importante appurare se lo specialista abbia una buona formazione in diagnosi e trattamento della balbuzie.
Incontriamo spesso adulti che presentano una forte balbuzie: ai loro genitori era stato detto: “Non vi preoccupate, passerà”, cosicché l’opportunità di una terapia nel momento in cui il disturbo era più facilmente trattabile è andata perduta.
Abbiamo ripetutamente riscontrato infatti che quando i bambini affrontano in tempo una terapia seria, il trattamento è più efficace, anche in caso di una balbuzie importante.
L’intervento tempestivo evita lo sviluppo di abitudini prolungate nel tempo che interferiscono poi con il successo sociale e professionale.
Ma soprattutto evitano ai bambini inutili sofferenze.

 

Per i genitori di bambini in età scolare

Quando i bambini che balbettano crescono e imparano ad avere a che fare con la balbuzie, possono andare incontro a un certo numero di nuove sfide. Fortunatamente, puoi fare molto per aiutare tuo figlio attraverso questo periodo potenzialmente difficile. L’obiettivo delle varie associazioni nazionali è quello di aiutarti ad apprendere che l’aiuto è disponibile e che tu e tuo figlio non siete soli nell’affrontare la balbuzie.

I bambini in età scolare sono abbastanza grandi per rendersi conto che non sono ancora usciti dal loro vecchio modo di parlare. In effetti, appena hanno raggiunto la prima elementare, molti bambini balbettano già da oltre metà della loro vita. Con questa considerazione arriva anche una crescente consapevolezza del fatto che la balbuzie può non semplicemente “passare” come il bambino poteva aver sperato quando era più piccolo.

Nel momento in cui comincia a riconoscere che la balbuzie è qualcosa che potrebbe rimanere in lui per tutta la sua vita, può provare una crescente frustrazione e preoccupazione riguardo alla sua parola. Per questo motivo, in particolare i bambini in età scolare necessitano del pieno supporto da parte dei genitori e dei medici, così come delle altre persone nel loro ambiente, perché li aiutino a capire ciò che stanno vivendo.

È importante per i bambini capire che non balbetteranno sempre nello stesso modo come fanno ora, e che la loro balbuzie non sarà sempre grave. In realtà, tutti i bambini che balbettano possono imparare a migliorare la fluenza della loro parola, aumentare la loro capacità di comunicare efficacemente ed arrivare a parlare anche molto bene: è decisivo che i bambini mantengano vivo un senso di speranza e di ottimismo mentre imparano ad affrontre bene la balbuzie nella loro vita.

Se i genitori desiderano aiutare i loro figli ad affrontare quel che provano nei confronti della balbuzie, devono essi stessi essere fiduciosi riguardo ad un futuro miglioramento della parola nel tempo. Devono anche accettare il fatto che una soluzione veloce potrebbe essere d’aiuto ai bambini nell’immediato, ma che in ultima istanza potrebbe soltanto illudere e di fatto allontanare da una soluzione migliore e più a lungo termine. Tutto questo può essere difficile da accettare e comprendere per dei genitori, ed è spesso complicato decidere quali terapie siano più efficaci.

 

Ecco di seguito alcuni “fattori chiave” sulla balbuzie in bambini di età scolare, da tenere in mente quando sei preoccupato per la parola di tuo figlio.

  1. Balbettare non è colpa di tuo figlio
    Balbettare non è qualcosa che il bambino fa di proposito, non è qualcosa che gli succede perché fa qualcosa di sbagliato. È solo una caratteristica del suo modo di parlare.
  2. Cambiare modo di parlare è difficile
    Sebbene tuo figlio possa imparare nella terapia delle strategie per migliorare la sua fluenza, è molto difficile impiegare queste strategie sempre. Come genitore, puoi farti un’idea di quanto sia difficile questo compito tentando di usare le stesse strategie proprio insieme a tuo figlio. Questo aiuterà te a riconoscere i risultati che tuo figlio sta ottenendo e anche a dargli lo spazio che gli occorre per essere capace di gestire la sua parola nel tempo.
  3. La balbuzie varia
    Tuo figlio sperimenterà diversi gradi di fluenza in differenti situazioni e in differenti giorni. Alcune volte è più facile parlare e altre volte è più difficile. Quando tuo figlio sperimenta una balbuzie più accentuata, talvolta può essere capace di lavorare con più impegno per migliorare la sua parola, ma gli sarà di molto aiuto avere una maggiore comprensione da parte delle persone del suo ambiente rispetto al fatto che cambiare modo di parlare è difficile.
  4. L’aiuto è disponibile
    Sebbene non ci sia una cura vera e propria per la balbuzie, i bambini possono imparare nel tempo a migliorare la loro fluenza, anche fino a perdere traccia della balbuzie; di sicuro miglioreranno il loro atteggiamento verso la balbuzie e in generale la loro capacità di comunicare in modo efficace. Puoi aiutare tuo figlio a raggiungere questi traguardi trovando un professionista specializzato nelle patologie del linguaggio, in particolare in balbuzie, e sviluppando una rete di supporto che comprenda altri bambini che balbettano e le loro famiglie.
  5. Traguardi
    La balbuzie non può impedire a tuo figlio di ottenere qualsiasi traguardo che egli voglia raggiungere.

Tenendo a mente questi fattori chiave, puoi affrontare il problema della balbuzie con un atteggiamento più aperto e più costruttivo. Oltre ad aiutarti ad affrontare più facilmente il fatto che tuo figlio balbetta, questo aiuterà anche lui a sviluppare un atteggiamento sano e appropriato verso la sua parola e una migliore fiducia nella sua capacità di esprimersi.

 

Le “10 cose più importanti da fare” per genitori di bambini in età scolare che balbettano.

Hai un figlio che balbetta, e di certo sai che non c’è una cura magica. Nuovi e importanti sviluppi nell’educazione e nella terapia si stanno comunque registrando di continuo. Nel frattempo, c’è davvero tanto che tu, il tuo bambino e altri nella vita di tuo figlio potete fare. L’obiettivo di tutte le Associazioni – per l’Italia l’AIBACOM – è dar forza a te e a tuo figlio attraverso la conoscenza, la consapevolezza e la speranza che aumenteranno per il tuo bambino le possibilità di uno sviluppo nel linguaggio pieno di successo.

Ecco le 10 cose che puoi fare ora per aiutare tuo figlio:

    1. Impara cos’è la balbuzie
      Puoi riuscire a capire meglio il percorso adatto a tuo figlio acquisendo una maggiore conoscenza della balbuzie. Conoscere i fatti può aiutare te e tuo figlio ad affrontare le complessità di questo disturbo di comunicazione spesso poco chiaro.
    2. Valuta lo stile di comunicazione della tua famiglia
      Concedetevi del tempo ogni giorno per parlare con tranquillità con il vostro bambino. Molte famiglie oggi hanno entrambi i genitori che lavorano e che hanno poco tempo per la conversazione. Un’atmosfera frettolosa crea stress che può rendere più difficile al tuo bambino comunicare bene.
    3. Ascolta tuo figlio
      Ascolta ciò che ti comunica tuo figlio, non la sua balbuzie. Più che concentrarti sul modo in cui lui sta parlando, ascolta le sue idee. Fagli sentire che ciò che sta dicendo è più importante di come lo sta dicendo.
    4. Parla con il tuo bambino
      In base a quanto volentieri lo desidera o è a suo agio, parla apertamente con tuo figlio della balbuzie. Mantenere aperte le linee di comunicazione può servire a creare un’atmosfera di condivisione tra te e il tuo bambino. Una comunicazione aperta permette a tuo figlio di sapere che può parlare con te del come si sente riguardo la sua balbuzie, e questo può aiutarlo a capire che non è solo nel gestire questo problema.
    5. Scegli un’appropriata terapia
      Uno dei passi più importanti è trovare un’appropriata terapia per tuo figlio. Cerca un terapista del linguaggio che sia informato sulla cura della balbuzie nei bambini, e lavora a stretto contatto con lui per essere sicuro di poter raggiungere il miglior risultato.
    6. Coinvolgiti
      I genitori hanno bisogno di essere istruiti, preparati e informati su tutti gli aspetti della terapia. Puoi diventare un compagno nel processo della terapia imparando le complessità della balbuzie e la terapia stessa della balbuzie. Prova a capire ciò che tuo figlio sta sperimentando. Il tuo bambino necessita di gestire la balbuzie da solo, ma sapere che tu sei “in trincea” con lui crea un legame importante.
    7. Fatti sentire
      Sei tu il migliore alleato di tuo figlio. Incrementando la tua conoscenza e comprensione della balbuzie, tu acquisisci gli strumenti per favorire il successo a lungo termine di tuo figlio. Spesso i genitori hanno bisogno di educare le persone intorno al bambino in merito alla balbuzie e alla terapia. Puoi anche insegnare a tuo figlio ad essere più tranquillo aiutandolo a parlare agli insegnanti e agli altri della sua parola e di ciò che impara in terapia.
    8. Impara ad accettare la balbuzie di tuo figlio
      I bambini possono imparare ad accettare e a gestire la balbuzie in tanti modi. La balbuzie è una parte davvero piccola di ciò che tuo figlio è ed ancor più piccola di ciò che diverrà. La balbuzie NON crea limiti. L’accettazione è la chiave. Tu devi diventare il “porto sicuro” di tuo figlio. Il tuo bambino ha bisogno di sapere che il tuo amore e la tua accettazione sono senza condizioni, che egli balbetti o meno.
    9. Concediti una pausa
      Il cambiamento è un processo. Nel momento in cui tu, tuo figlio e la tua famiglia imparate ad affrontare la balbuzie, capite anche che il cambiamento qualche volta può richiedere tempo. Concedi a te stesso e a tuo figlio il permesso di fare qualche pausa, di compiere piccoli passi verso uma migliore fluenza.
    10. Rimani connesso
      Le Associazioni nazionali, nel tuo caso l’AIBACOM, hanno l’obiettivo di offrire speranza, forza e supporto a te e al tuo bambino. Tramite la loro rete di contatti, puoi essere parte di una comunità di famiglie e di bambini che vivono la vostra stessa situazione. La maggiore forza che puoi dare a te stesso e al tuo bambino è sapere che non sei solo nell’affrontare la balbuzie e che un aiuto è sempre a vostra disposizione!

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La balbuzie negli adolescenti

Si sono scritti migliaia di trattati sull’adolescenza… Bella, l’adolescenza… un’età particolare però, con tutta una serie di difficoltà che conosciamo benissimo.
Tra questi, per esempio, quello di non concepire né ammettere limiti, soprattutto in senso fisico. Ci si sente forti, in grado di affrontare tutto e tutti con le proprie forze, anzi con le proprie mani.
Questa benedetta balbuzie proprio non ci voleva! In quanti modi abbiamo provato a vincerla, quante volte ci siamo preparati per bene ad una interrogazione. Ma poi proprio lì, davanti a tutti i compagni, nella materia preferita e proprio nella situazione in cui tenevamo a far bella figura, zac! la tagliola della balbuzie ci ha preso alla gola, ci ha fatto mancare il respiro, ci ha bloccato lo stomaco, ci ha vinto…
L’adolescente dovrebbe smettere di chiedersi “perché proprio io?”, smettere di aspettarsi un miracolo al risveglio, smettere di fantasticare su che cosa potrebbe fare “se non balbettassi”.
C’è una sola cosa da fare, guardarci allo specchio e dirci: “OK, visto che balbetto, voglio fare qualcosa”. È cioè necessario prendere coscienza che la nostra parola ha bisogno di una “messa a punto” e lavorarci su.
Sappiamo anche che gli adolescenti, che pure ci terrebbero a parlare bene, non vorrebbero dover sottrarre tempo per la terapia agli amici, al divertimento, alle attività sportive o alle vacanze.
Allora suggeriamo loro di accogliere di buon grado l’invito dei loro genitori ad affrontare il problema. Nessuno più di loro tiene al futuro del proprio figlio. Essi ne vedono e prevedono gli ostacoli futuri negli studi, nella vita lavorativa, nella vita sentimentale. La balbuzie, come già successo, “può” trasformare quegli ostacoli in veri e propri sbarramenti.
È molto importante che l’adolescente cerchi le motivazioni per cominciare ad occuparsi della propria parola. Diciamo cominciare, ma sappiamo benissimo che molti sono stati almeno una volta da un logopedista o da uno psicologo. Il fatto che si sia probabilmente già seguita una cura per la balbuzie, non esclude il poter prendere la cosa di nuovo in considerazione. Sappiamo tutti che la balbuzie cambia nel tempo e che emozioni e atteggiamenti cambiano anch’essi man mano che si fanno nuove esperienze.
“Quando il gioco si fa duro – diceva Vialli anni fa ed hanno ripetuto in molti – i duri scendono in campo” .
Proviamoci o proviamoci di nuovo.

 

Perché “fare qualcosa”?

Bella età, quella dell’adolescenza! Purtroppo ha anche parecchi risvolti problematici… Tra questi, per esempio, quello di non concepire né ammettere limiti, soprattutto in senso fisico. Ci si sente forti, in grado di affrontare tutto e tutti con le proprie forze, anzi con le proprie mani. Questa benedetta balbuzie proprio non ci voleva! In quanti modi abbiamo provato a vincerla, quante volte ci siamo preparati per bene ad una interrogazione. Ma poi proprio lì, davanti a tutti i compagni, nella materia preferita e nella situazione in cui tenevamo a far bella figura, zac! la tagliola della balbuzie ci ha preso alla gola, ci ha fatto mancare il respiro, ci ha bloccato lo stomaco, ci ha vinto…

Ci riesce difficile ammettere di avere un limite. Magari siamo belli, forti, simpatici, intelligenti… ma, c’è un ma: LA BALBUZIE. Dovremmo cercare di smettere di chiederci “perché proprio io?”, smettere di aspettarci il miracolo la mattina al risveglio, smettere di fantasticare su che cosa potremmo fare SE NON BALBETTASSI.

C’è una sola cosa da fare: guardarci allo specchio e dirci: OK, VISTO CHE BALBETTO, voglio fare qualcosa. È cioè necessario prendere coscienza che la nostra parola ha bisogno di una “messa a punto” e lavorarci su. È molto importante che l’adolescente cerchi le motivazioni per cominciare ad occuparsi della propria parola. Diciamo cominciare, ma sappiamo benissimo che molti sono stati almeno una volta da un logopedista o da uno psicologo. Il fatto che si sia probabilmente già seguita una cura per la balbuzie, non esclude il poter prendere la cosa di nuovo in considerazione. Sappiamo tutti che la balbuzie cambia nel tempo e che emozioni e atteggiamenti cambiano anch’essi man mano che si fanno nuove esperienze.

C’è una frase che ai ragazzi piace sempre: “Quando il gioco si fa duro, i duri entrano in campo” .

Proviamoci. O, per alcuni, riproviamoci.

 

Suggerimenti per l’adolescente

      1. Prendi questi suggerimenti per quello che sono: semplici indicazioni che possono aiutarti a gestire meglio le tue disfluenze e farti sentire più sicuro di te.
      2. Incomincia a “fare i conti” con la tua difficoltà di parola: fingere che non ci sia non ti aiuta. Tutti hanno dei punti deboli, il tuo è la balbuzie. Se riesci a capire che la balbuzie è una tua caratteristica ti sarà più facile intraprendere una strada che ti porti a ridurla sempre di più nel tempo. Fino a quale punto? Beh, non mettere limiti alle tue capacità. Ma se, al contrario, non la ammetti neanche con te stesso non ti sarà possibile fare dei cambiamenti per parlare meglio.
      3. Mettiti in ascolto di te stesso quando balbetti e quando parli in modo fluente e cerca di capire quali sono le differenze più evidenti tra i due modi di parlare (stato d’animo, tensioni muscolari, sentimenti…). Sicuramente quando hai dei blocchi e delle difficoltà contrai qualche muscolo della bocca, del torace, delle spalle o di altri distretti muscolari. Cerca di individuare quali sono e di tenerli il più possibile rilassati.
      4. Il modo migliore per vincere la paura di parlare in certe situazioni per te difficoltose è solo uno…affrontarle. Per quanto una situazione ti possa spaventare è importante non evitarla perché così la paura cresce sempre di più e anche il livello di fluenza peggiora. Al contrario più tu affronti una difficoltà (telefonare, parlare in classe, fare domande…) e meno paura avrai della stessa. Naturalmente se fino a oggi hai evitato molte parole, persone e situazioni, incomincia con la prova che ti mette meno paura per poi, poco alla volta, arrivare ad affrontare le situazioni più difficili e ansiogene. Evitare ti può far comodo sul momento ma alla lunga non ti gratifica più. Al contrario, se riesci ad affrontare prove per te difficili, tenendo conto della tua difficoltà specifica, la tua autostima ne uscirà rafforzata, anche se avrai balbettato un po’. Ricorda comunque che la paura di parlare in pubblico è molto diffusa e sentita anche dai “normofluenti”!
      5. Non colpevolizzarti se fino a oggi hai cercato degli stratagemmi per non dover parlare: hai solo tentato di proteggerti e di non farti del male. Con una nuova consapevolezza puoi però iniziare un cammino di cambiamento.
      6. Complimentati con te stesso per tutti i cambiamenti, anche piccoli, che riesci a fare, per ogni situazione difficile affrontata, anche se hai balbettato. Ogni cammino di cambiamento è difficile e talvolta molto lungo. Non importa quanto sia lontana la meta, l’importante è sapere che sei sulla via giusta e ogni passo, per quanto piccolo, ti avvicina ad essa.
      7. Metti in conto che incontrerai difficoltà e che certe volte, molto spesso per stanchezza o distrazione, ti potrà succedere di tornare a balbettare dove credevi di essere diventato sicuro. Non ti preoccupare, succede, fa parte del cammino, soprattutto se pensi, come avrai sperimentato di persona, che la balbuzie è un disturbo molto altalenante sia nell’intensità che nella frequenza.
      8. Cerca di non identificarti nella parola “balbuziente” perché questo ti può far sentire “condannato” ad una condizione statica e immutabile. Pensa piuttosto che sei una persona che certe volte balbetta, alcune di più e altre di meno. In questo modo chiami il tuo disturbo con il suo nome, senza giri di parole, ma nello stesso tempo non ti ci identifichi. La tua balbuzie, per quanto grave possa essere o per quanto tu la senta opprimente, è solo una parte di te, una tua caratteristica insieme a mille altre.
      9. Incomincia, se ancora non lo hai fatto, a parlare per primo della tua balbuzie, partendo dalle persone con cui sei maggiormente in confidenza. Affrontare il discorso sulla tua difficoltà aiuta te a prenderne coscienza e gli altri a capirla meglio. La maggior parte delle reazioni “sbagliate” degli altri (finire le parole al posto tuo, strabuzzare gli occhi, prenderti in giro, provare imbarazzo…) nascono proprio dall’ignoranza del problema. Pensa tuttavia che gli altri non sono tenuti a conoscere il tuo problema. Tu per primo dovresti essere interessato a farlo conoscere meglio affinché le reazioni degli altri siano più adeguate e non ti mettano in difficoltà. Questo vale soprattutto se hai già conosciuto l’ironia e le prese in giro da parte di compagni, amici ecc. Se invece tu per primo fai simpaticamente dell’autoironia, magari con espressioni del tipo “oggi mi incanto proprio!” oppure “quando tira vento per me è più difficile!”, automaticamente scoraggerai l’ironia degli altri, che da quel momento inizieranno a considerarti simpatico e coraggioso. In effetti per fare autoironia ci vuole molto coraggio e amor proprio, ma è anche importante… non prendersi troppo sul serio! Ricordo ancora l’esperienza raccontata da un ragazzo di 16 anni che un giorno disse ad un amico: “Ce l’hai mezz’ora di tempo che ti devo parlare 10 minuti?”
      10. Prendi in considerazione l’idea di seguire una terapia se ti accorgi che da solo non ce la fai o che non sei soddisfatto dei cambiamenti parziali che sei riuscito a fare. Parlane con i tuoi genitori. Non andare a caso ma cerca con calma, fatti consigliare da persone esperte, confronta le metodologie e poi scegli ciò che ritieni più utile per te. Ricorda però che la balbuzie non si può risolvere in una sola notte come per miracolo e diffida di chi ti promette cambiamenti facili e veloci. Incontra personalmente lo specialista che ti seguirà e cerca di conoscerlo meglio parlando con lui. Se non ti trovi bene o non ti ispira fiducia non sei obbligato ad affidarti a lui, ma una volta che avrai scelto, affidati e segui le sue indicazioni.
      11. La motivazione che ti spinge a voler fare terapia non deve essere legata alle aspettative dei tuoi genitori (“lo faccio per far piacere a loro”), ma deve nascere da te, dal tuo profondo. Sarebbe bello che nel deciderti per un trattamento non ti concentrassi tanto sulle brutte figure fatte ma che cercassi invece di pensare a te, a come staresti meglio e a come saresti più libero di dire sempre quello che senti.
      12. Infine, se vuoi scambiare quattro chiacchiere con qualcuno dell’Associazione, per sfogarti, per chiedere un consiglio o per altro ancora, oggi i sistemi non mancano certo: scrivici una mail sul nostro sito o magari contattaci su Facebook: ci trovi anche lì!
      13. Informare gli insegnanti dei fattori che generano la balbuzie e indicare lo strumento di verifica più adeguato, a proprio giudizio: interrogazione orale in classe o fuori della classe, oppure verifica scritta o altro.

 

Adolescenti e balbuzie

L’adolescenza può essere difficile per tutti, non solo per chi balbetta. I compagni di scuola e gli amici trovano in noi quella “diversità” che possono sfruttare per stuzzicarci. In genere lo fanno per sentirsi meglio con sé stessi. Sfortunatamente la balbuzie è una diversità che gli altri possono facilmente usare per prenderci in giro.

Come possiamo comportarci? Spesso il miglior modo per affrontare questo problema è far capire agli altri che non siamo disturbati dal nostro balbettare. Una delle cose interessanti sulla balbuzie, e di cui non ci rendiamo conto finché non cresciamo, è che se siamo “aperti” nei confronti della balbuzie, questa diventa meno pesante e meno problematica. Gli altri spesso ci prendono in giro per la balbuzie perché non la capiscono. Non ridono perché sono crudeli, ridono perché sono a disagio e magari non sanno come comportarsi. Se “lavoriamo” per metterli a loro agio – accettando la nostra balbuzie e provando a farla capire agli altri – sarà sicuramente meno probabile che ci prendano in giro.

Un altro modo per far sì che la balbuzie sia un problema meno pesante è provare a non nasconderla. Spesso, più ci sforziamo a “non balbettare”, più abbiamo problemi. Se ci permettessimo di balbettare apertamente e senza cercare di nasconderla (con tentativi a volte maldestri), ci sentiremmo più a nostro agio perché mostreremmo una certa apertura nei confronti del problema. Facciamo un’analogia: mettiamo che una compagna di scuola abbia un grosso foruncolo sulla faccia. Come reagireste? Probabilmente vi sentireste a disagio, perché non sapreste se se ne è accorta e – nel caso che lo fosse – non sapreste come si potrebbe sentire. Se lei dicesse: “Cavolo, mi sono svegliata stamattina con questo grosso bubbone sulla fronte e non ci ho potuto fare niente!”, questo ci metterebbe più a nostro agio perché capiremmo che sa di avere quel brufolo e che non ha problemi a dirlo. Allo stesso modo, se faccessimo sapere ai nostri interlocutori che noi siamo a nostro agio con la balbuzie, questo li aiuterebbe a loro volta a sentirsi più rilassati.

Probabilmente hai seguito una terapia focalizzata solo sulla fluenza di linguaggio. Hai imparato cose come la pronuncia lenta, gli attacchi dolci, il parlare prolungato. E se sei come molte altre persone che balbettano, hai scoperto che queste cose a volte funzionano, come ad esempio nella stanza in cui fai terapia o quando ti senti rilassato. Ma altre volte, quando ne avresti realmente bisogno, sembra che queste tecniche non sempre funzionino. Perché? Sinceramente non lo sappiamo con certezza. Ma sappiamo una cosa: la balbuzie cambia. Spesso è frustrante riuscire ad essere fluenti in una situazione piuttosto che in un’altra, o essere più fluenti in alcuni giorni piuttosto che in altri. Questo ci aiuta a capire – e ad accettare – che la fluenza cambia. Ancora più importante è essere paziente con noi stessi quando non siamo capaci di essere fluenti. Non stai facendo niente di sbagliato quando non riesci a parlare correttamente. É importante far sapere agli altri (forse persino al tuo terapista del linguaggio) che la variabilità della balbuzie è uno dei suoi marchi di fabbrica. Per questo sarà meno probabile che la gente pensi che “non ti impegni abbastanza” quando non riesci ad essere sempre fluente.

Forse pensi che essere fluente è possibile ma richiede molto lavoro. A volte desideri di non dover lavorare sempre così tanto per raggiungere certi obiettivi. Non sarebbe una cattiva idea permetterti ogni tanto una pausa da tutto questo lavoro. Forse quando stai rilassandoti a casa, ad esempio, puoi dire ai genitori che per 30 minuti non lavorerai per raggiungere quegli obiettivi, giusto per riposarti un attimo. Pur senza esagerare nel prenderti troppo spesso queste pause, è importante capire che essere fluenti è un lavoro molto impegnativo per chi balbetta, quindi non ti sentire in colpa se ogni tanto ti riposi.

Probabilmente le tue esperienze di terapia non sono state sempre positive. É importante non arrendersi mai con le terapie e scegliere quella più giusta. A volte è necessaio provarne diverse prima di trovare quella che funziona al meglio. Di solito, quando si è bambini, sono gli altri che ci dicono cosa è importante e cosa non lo è. Quando cresciamo, è importante avere un terapista del linguaggio che lavori con noi per fissare degli obiettivi. Piuttosto che dirci quali obiettivi dovremmo avere, un buon terapista ci aiuterà a fissare traguardi che soddisfino i nostri bisogni in quel momento della nostra vita. Forse, ad esempio, vuoi lavorare ad una presentazione orale in classe. Oppure vuoi esercitarti a fare telefonate così puoi invitare le ragazze ad uscire. O puoi preferire una balbuzie fluente piuttosto che una fluenza totale. Un buon terapista del linguaggio ti aiuterà a fissare, gradualmente, i tuoi traguardi personali possibili, perché essendo un adolescente sei nella posizione di iniziare a prendere da solo le decisioni riguardanti la tua vita.

La cosa importante da ricordare è che non sei da solo. Puoi sempre trovare un supporto nell’associazione di riferimento – per l’Italia l’AIBACOM – e attraverso essa avere uno scambio di esperienze e di sfogo con chi ha e vive le tue stesse situazioni.